I principi generali sono gli stessi di sempre: efficienza, rispetto dei luoghi, ovvero clima, compattezza del volume e profondità dei corpi di fabbrica, rapporto equilibrato tra facciate aperte e chiuse e controllo della luce naturale. Per quanto riguarda i materiali e gli impianti, invece, le normative e l’economia hanno un ruolo tale che le scelte sono spesso “obbligate”. Inoltre, va considerato che, purtroppo, la visione attuale vede nella tecnologia una specie di “salvezza” per il futuro, portando a un uso spesso sconsiderato di materiali “innovativi” e impianti di ogni genere. Al contrario, si dovrebbe tendere a edifici (quasi) “privi” di impianti e a una riduzione drastica delle componenti costruttive, che invece abbondano sempre di più, in modo spesso spropositato. Di fatto la sostenibilità economica dovrebbe assumere un ruolo pari a quello della sostenibilità ecologica, mentre al momento si opera secondo il principio del “costi quel che costi, ma deve essere innovativo/green”, con fini puramente commerciali.
Un aspetto trascurato, ma molto importante, è poi quello relativo alla ricerca di soluzioni architettoniche sempre più generiche, neutre, flessibili, ovvero architetture che possano essere disponibili nel lungo tempo, capaci di dare risposta alle esigenze di uso in continua e rapida evoluzione. Il contrario di quanto invece sta avvenendo e che avverrà ancor di più con l’uso dell’Intelligenza Artificiale in fase di progettazione.
C’è qualche opera in Italia che considera un modello di architettura green da seguire?
Purtroppo, l’architettura in Italia è un fatto molto sporadico, la maggior parte è inoltre di iniziativa privata, divisa tra grandi edifici e piccolissime opere.
Al momento non credo esistano modelli, al di là del Bosco Verticale di Milano, che ha espresso con perfetto tempismo il tema della sostenibilità e del green, ma solo in superficie, una sorta di manifesto pubblicitario pienamente riuscito.